Missano è un luogo storico, uno dei più antichi borghi della zona, risalente probabilmente al dominio dei bizantini, come sembrerebbe testimoniare la dedicazione della chiesa a S. Vitale; il toponimo è un prediale romano da riferire al gentilizio latino Messius. Nel 1214 Missano compare come sede di pieve, sicuramente la chiesa più antica della zona, matrice delle altre; dal XV secolo seguì le vicende della Podesteria di Guiglia. La zona residenziale è molto interessante e presenta numerose case antiche con torri, una corte del XVII secolo chiamata Cà Marinelli, l’Oratorio di Sant’Agostino e quelli dell’Annunciazione e di Montevecchio o ‘di Riva’. La pieve dedicata a San Vitale sorgeva prima del Mille in Missano, nella località detta ‘il Corno’. Crollato poi in seguito ad una frana, l’edificio fu ricostruito nella sede attuale fra il 1620 e il 1625, ampliando un preesistente oratorio dedicato a San Biagio, in località ‘Ballo’. L’oratorio, allungato di sei metri, divenne parrocchia e fu inaugurato in occasione del giubileo del 1625; dalla vecchia chiesa venne trasportato il fonte battesimale che, pur se datato 1584, riecheggia moduli medioevali nel basamento monolitico scantonato e decorato da volute a spirale; lo completa un’elegante struttura lignea a cuspide ottagonale. La facciata presenta un ricco portale, in arenaria, costituito da due paraste corinzie scanalate che reggono una trabeazione ed un timpano spezzato da una elegante nicchietta, conclusa a sua volta da una conchiglia e sormontata da un frontone. Il campanile, di piccole dimensioni, è inserito nell’edificio e riporta nel cornicione il motivo decorativo della facciata. La chiesa custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte. Proprio in questa pieve è custodito, inoltre, l’unico polittico ancora esistente nell’Appennino modenese. Si tratta di cinque tavole che raffigurano la Madonna con il Bambino fra i Santi Antonio Abate, Lucia, Vitale ed Agostino. La struttura lignea che lo incornicia, concepita secondo la tradizionale tipologia gotica, individua degli archetti trilobati sostenuti da esili colonnette e sormontati da pinnacoli. L’originaria doratura è stata ricoperta da una decorazione a finto marmo. Sui due altari laterali, entro sfarzose ancone dei primi anni del ‘700 decorate in bianco e oro e recanti alla sommità l’aquila bicipite dei Montecuccoli, sono poste due tele seicentesche. Una di esse raffigura la Madonna del Rosario ed i Misteri ed è opera che si colloca nella scia bolognese dei Carracci, l’altra, la Madonna del Carmine, con i Santi Sebastiano, Fabiano, Rocco e Antonio da Padova, aggiunti, con ogni probabilità, in epoca assai più tarda. La tela dell’altare maggiore, che rappresenta la Madonna in gloria di angeli con i Santi Giovanni Battista, Vitale, Biagio e Giovanni Evangelista, è firmata da Orazio Brunetti Fiorentino e presenta chiari influssi nordici rilevabili, in particolare, nel bel paesaggio di fondo e nella fredda luce che irradia la tela. Il Monte della Riva, con un’altezza massima di 808 m. s.l.m., è una dorsale che si estende da est a ovest e domina l’alta valle del fiume Panaro. Il pendio con esposizione a sud è secco e soleggiato ed è principalmente coperto da roverelle e pini neri, mentre quello a nord ospita castagni e i carpini. La zona offre meravigliosi scenari sul crinale appenninico e, lungo la dorsale, troviamo il Monte Cisterna su cui sorgeva una cappella, detta anche di Montevecchio e della Riva, costruita nel 1835. All’interno, entro un grande masso, era stata scavata una nicchia che conteneva l’icona della Madonna di S. Luca. Abbandonata nel 1886, quando l’immagine sacra venne trasferita nel nuovo santuario, la chiesetta, che aveva finestrelle quadrilobate ai lati del portale, è stata pesantemente restaurata nel 1980 e ribattezzata Chiesetta degli Alpini.